III. I conflitti fra Longobardi e Bizantini nel VII e VIII Secolo
Pochi mesi dopo la morte di Gregorio Magno (540-604), Agilulfo († 615) proclamò a Milano suo successore il figlio Adaloaldo (602-626), che salì al trono nel 615 (data della morte del padre) coadiuvato comunque, vista la giovane età, dalla madre Teodolinda.
Nel 624 d.C. esplose il conflitto capeggiato da Arioaldo che con un colpo di stato aprì un periodo di forti guerre all’interno della penisola. Nel 636 d.C. gli successe l’ariano Rotari (606-652), ricordato per avere emanato nel 643 l’Editto che porta il suo nome. Composto in latino, rappresenta la prima raccolta scritta delle leggi dei Longobardi: risente delle influenze del diritto romano ed è valido solamente per la popolazione italiana di origine longobarda. Rotari inflisse, sempre nel 643, una pesante sconfitta ai Bizantini, attestandosi sul fiume Panaro e avvicinandosi sempre più all’Esarcato di Ravenna che però aveva già fortificato una serie di nuclei anti-longobardi sia nell’entroterra che sul litorale.
Il 657 compare nella Bolla Vitaliana come l’anno di fondazione della città di Ferrara: tale bolla affermava che Ferrara avrebbe avuto origine dalla fusione del Castrum bizantino con la chiesa vescovile, trasferita da Voghenza a San Giorgio. Questo documento si rivelò tuttavia un falso storico, scritto e redatto nel XII Secolo.
I Bizantini continuarono la fortificazione dei loro distretti militari: vengono infatti fornite notizie relative a nuove fortificazioni realizzate nel VII Secolo dall’esarcato. Secondo una tradizione tramandata dall’umanista ferrarese Gaspare Sardi (Historie Ferraresi 1556, pag. 44) nel 694 l’Esarca Giovanni Platin (che successe a Teodoro II nel 685) cinse di mura il Castrum bizantino verso meridione con intento difensivo contro i Longobardi (quindi nella direzione del Po):
“Questi [Giovanni Platin, n.d.R.] per fare quasi
due frontiere a Ravenna contra le genti che
vi potessero venir da Lombardia cinse di mura
Ferrara verso mezzodì, facendole dal lato destro
della strada chiamata Grande”
La fonte non è conosciuta ma si tratta probabilmente del Liber Pontificalis dell’Agnello. Altra citazione del medesimo accadimento si ritrova due Secoli dopo nel testo di Ferrante Borsetti (Historia almi Ferrariae Gymnasii):
“Joanne Platin […] moenibus meridium versus munivit ut Ravennae propugnaculum fieret”